REVIEWS: The Sybian Sorority Frans de Waard, Vital Weekly Despite their name, Harshcore is not really harsh. This Italian duo of Luca Sigurtà and Tommaso Clerico play around on "analogic and poor electronics, bass, tape loops and other junks". On 'The Sybian Sorotity' they have seven tracks to offer and indeed it's a poor sound - but not in a negative way. Poor as in 'povera' - like arte povera. The recording quality is not really top, but their simple loops of rhythm and bass/guitar improvisations make things up. Many things spin through my head. 'The Amputee' sounds like zoviet*france in their early days, 'Jordan' carried some influence of Throbbing Gristle later days, but there are also traces of post rock to be found around here, stripped to the bone, based around a simple click rhythm. It's not altogether quite new what is heard here (if that should be a criteria at all), but Harshcore plays an interesting mixture of old styles that surprisingly work quite well. Nice one indeed. Antonello Comunale, SentireAscoltare Leggi “Harshcore” e abbassi istintivamente il volume prima di iniziare con la prima traccia. Poi scopri che c’è molto poco harsh noise tra questi brani. Harshcore è il nome del progetto messo in piedi da Luca Sigurtà e Tommaso Clerico, che si fonda principalmente su un concetto di elettronica industriale guasta, decomposta, totalmente in avaria. I nostri non fanno mistero di ispirarsi a gente come Strangulated Beatoffs e Skin Graft in generale. Dal vivo pare che suonino con delle assurde maschere prese dall’ex-scuola elementare in cui hanno registrato questo disco. La diagnosi è chiara: weird all’ennesima potenza. Le brutture nonsense della Wolf Eyes generation attecchiscono anche qui e gli Harshcore nascono per allinearsi al malevolo trend d’oltremanica. Per la melmosa lentezza elettronica possono ricordare i Dead Machines o i Mindflayer se non proprio la prima cancrena industrial di Monte Cazazza e Factrix. Il disco va preso come un tutt’unico dalla prima all’ultima traccia. Un malatissimo blues della discarica, che poggia quasi tutto su elettronica cheap e basso ora cavernoso ora distorto. Piccoli frammenti sonori arrivano qui e lì ad animare lo scenario. Appaiono anche delle tremebonde voci in Dirge, la più horror del lotto insieme alla finale The Amputee. Acerbo e tirato via in velocità ma questo è un disco che può divertire parecchio gli estimatori del genere. (6.3/10) Alfredo Rastelli, Sound and Silence ‘Tra Skin Graft, Strangulated Beatoffs e dadaismo’, frase con cui la band si presenta, contiene tutta l’ironia di Luca Sigurtà che degli Harshcore rappresenta un 50% (il duo è completato da Tommaso Clerico). Chi infatti si è mai inculato gli Strangulated Beatoffs, in assoluto il peggior gruppo d’epoca no(w) wave? Come se non bastasse, la band si è data un nome che fa immediatamente pensare a sonorità di cui nel disco non ce n’è assolutamente traccia; in ultimo, dal vivo, si presentano indossando maschere che direttamente rimandano a certo freak-rock (Caroline, Melted Men et similia) distante anni luci da quello che propongono nello specifico. Insomma, di indizi per indurci a pensare ad una sana presa per il culo, e a quell’ironia di cui sopra, ce ne sono a iosa. Il progetto Harshcore (nato all’incirca l’estate scorsa) date le premesse, spiazza alquanto: Luca Sigurtà, così come nelle sue uscite in solo, lavora con tapes, objects, loops ed elettronic junk ma quello che ne esce ha veramente poco da spartire con le sonorità a cui ci ha abituato; Tommaso Clerico, dal canto suo, si dedica a suonare basso, pedals ed electronics e finalmente iniziamo a capirci qualcosa di più di questo lavoro e a trovare corrispondenza tra note di copertina e musica in ascolto. “The Sybian Sorority è infatti un disco ‘suonato’, grazie ad una strumentazione varia (elettronica, come abbiamo detto, a cui bisogna, aggiungere field recordings, nastri, synth, ma anche strumenti tradizionali, come il basso, la chitarra, la batteria, le percussioni e il violino) e ad una serie di ospiti che li utilizzano (Fhievel, Alessandro Calducci, Hue, Franz Krostopovic). Ne scaturisce un lavoro dalla resa sonora fortemente analogica pur sfruttando la più ampia scelta in materia strumentale (e quindi i macchinari digitali). Nessun rumore cieco nella loro musica, ma bui scenari che lasciano inquieti come nefasti presagi (la decadente the sybian sorority, caratterizzata prima da lontane bordate e poi da una marcia industriale che annuncia il pericolo imminente). Il senso di inquietudine e di instabilità (nonostante la ritmica piuttosto regolare dei pezzi), l’ansia quasi morbosa, l’attesa per qualcosa di efferato che sta lì lì per accadere, sono tutti elementi che concorrono a delineare l’oscuro mood delle tracce, che procedono spesso lente, pesanti, come dei Melvins più claustrofobici (jordan, thaoma), dei Tasaday sornioni (chet baker) od anche dei Black Dice più rarefatti (the amputee). Veri e propri (affascinanti) luoghi oscuri. |